La malattia di Peyronie è una malattia in cui il tessuto cicatriziale, chiamato placca, si accumula all’interno dei tessuti della membrana spessa ed elastica del pene, denominata tunica albuginea. La malattia di Peyronie generalmente inizia con un’infiammazione o gonfiore, che in seguito da origine alla placca. Quest’ultima può provocare la curvatura del pene, rendendo il rapporto sessuale difficile e doloroso. L’area più comune di comparsa della placca è la parte superiore o inferiore del pene. Per capire come si cura la malattia di Peyronie, è importante eseguire una diagnosi accurata e valutare il trattamento migliore da intraprendere.
Malattia di la peyronie: le cause
La causa precisa della malattia di Peyronie non è ad oggi ancora chiara. Tuttavia, la maggior parte dei medici ritiene che la placca prodotta dalla malattia di Peyronie si sviluppi in seguito a un trauma, il quale provoca emorragie localizzate all’interno del pene. La lesione o trauma potrebbero non essere evidenti ad occhio nudo ma compromettere considerevolmente la corretta funzionalità dell’organo e la sua fisionomia. La malattia è più comune negli uomini di mezza età, e può essere anche associata a disturbi del tessuto connettivo e autoimmuni (come ad esempio fascite plantare, contrattura di Dupuytren). I ricercatori stimano che la malattia di Peyronie possa colpire dall’uno al 23% degli uomini tra i 40 ei 70 anni di età.
Malattia di la peyronie terapia
I trattamenti variano, a seconda dell’effettiva gravità con cui la malattia di la peyronie si presenta. In ogni caso l’obiettivo del trattamento è ridurre il dolore e ripristinare e mantenere la capacità di avere regolari rapporti sessuali. In alcuni casi, la malattia di Peyronie può risolversi da sola, senza alcun trattamento, soprattutto se si sviluppa in età adolescenziale. Se le placche sono di dimensioni ridotte, la curvatura del pene risulta minima, vi è assenza di dolore e la funzione sessuale è soddisfacente, allora non è necessario alcun intervento. In situazioni di media compromissione della dimensione sessuale e del tratto urinario, è invece importante intervenire. Non necessariamente in modo chirurgico, ma somministrando alcuni farmaci. Questi ultimi contengono solitamente:
- vitamina E;
- para-aminobenzoato di potassio (Potaba);
- tamoxifene;
- colchicina;
- acetil-L-carnitina;
- pentossifillina.
Tuttavia, alcuni studi scientifici hanno mostrato scarsi risultati per quanto riguarda l’efficacia della cura farmacologica. Mentre la terapia intralesionale (iniezione di placca) ha riportato risultati promettenti, anche in pazienti con sintomatologia lieve a moderata. I farmaci più comuni utilizzati per la terapia intralesionale includono Xiaflex e verapamil. Studi recenti mostrano un miglioramento della curvatura fino a 30 gradi nei pazienti con terapia intralesionale.
Per quanto riguarda invece la chirurgia, questa è riservata a pazienti che presentano sia una curvatura che grave. Inoltre nei soggetti con disfunzione erettile assente o lieve, la chirurgia ricostruttiva che prevede l’escissione (rimozione) della placca seguita dall’innesto con un cerotto di vena, pelle, intestino o pericardio, offre fino all’80% di successo. L’innesto può raddrizzare il pene e ripristinare la lunghezza di uno dei lati compromessi dalla malattia di Peyronie. Tuttavia, è importante sottolineare che alcuni soggetti potrebbero non sopportare un intervento chirurgico. Proprio per questo motivo è importante effettuare una precisa diagnosi del paziente, per comprendere quale sia davvero la via migliore da intraprendere. Se l’intervento chirurgico è necessario e gestibile dal paziente, questo può richiedere:
- La Plicazione – si tratta di una procedura in cui le suture vengono posizionate sul lato opposto della curvatura per raddrizzare l’rgano;
- L’Incisione/asportazione della placca con innesto – procedura in cui i chirurghi praticano un’incisione nella placca o la rimuovono in tutto o in parte. L’area che è stata asportata viene quindi sostituita con uno dei numerosi possibili materiali da innesto. In particolare, il materiale dell’innesto non deve essere prelevato dal paziente stesso;
- La chirurgia implantare (una protesi peniena) – questa riguarda soprattutto i pazienti che presentano deformità/curvatura significativa e disfunzione erettile. Un impianto penieno è in grado di correggere entrambi i problemi.